ORDINE: Squamata
FAMIGLIA: Eublepharidae
SOTTO FAMIGLIA: Eublepharinae
GENERE: Eublepharis
SPECIE: Eublepharis macularius
FAMIGLIA: Eublepharidae
SOTTO FAMIGLIA: Eublepharinae
GENERE: Eublepharis
SPECIE: Eublepharis macularius
Origine:
Il geco leopardino è originario della zona che va dall’Afghanistan all’Iran dall’Iraq al Pakistan fino a ritrovarlo in alcune regioni indiane come Rajputana, Rajasthan, Ajmer, Madar e Khandesh
L’habitat dei leopardini è quello pietroso con un tasso di umidità moderato. Al contrario di come spesso si crede le zone desertiche sono disabitate da questo animale.
I leopardini hanno bisogno di un clima più caldo rispetto a quello delle nostre case, quindi bisogna riscaldare il terrario con accessori elettrici quali cavetti o piastre riscaldanti, ed è consigliato l’apporto di calore dal basso per permettere al geco di riscaldarsi dal ventre.
Le temperature all’interno del terrario devono essere due: 30°C costanti nella parte calda (1/3 del terrario) e 25-26°c nella parte fredda. |
Il fotoperiodo adatto ai leopardini può anche essere quello naturale offerto da una finestra ma si può anche usare una lampadina, meglio se a risparmio energetico, regolata da un timer. Lampade UVB non sono necessarie.
Il substrato più pratico e sterile sono i fogli di giornale o carta assorbente, un giusto compromesso fra estetica e igiene è possibile grazie all’utilizzo di un tappetino di erba sintetica.
Il substrato più pratico e sterile sono i fogli di giornale o carta assorbente, un giusto compromesso fra estetica e igiene è possibile grazie all’utilizzo di un tappetino di erba sintetica.
In rack:
Per allevare numerosi esemplari il metodo più utilizzato è quello di usare dei Rack System, dove è possibile sfruttare al massimo lo spazio e ridurre l’ingombro.
I rack sono composti da vasche di plastica spesso trasparenti, esse sono arredate in modo essenziale con una tana umida nella parte fredda e 3 ciotole per acqua, cibo e calcio. |
Alimentazione:
Il geco leopardino è un animale insettivoro e l’alimentazione per essere ottimale deve essere molto varia.
Gli insetti comunemente utilizzati per l’alimentazione dei leopardini sono grilli, tarme della farina, camole del miele, kaimani, blatte e bachi da seta; è importante integrare i pasti con del calcio+D3 due volte a settimana.
Gli insetti comunemente utilizzati per l’alimentazione dei leopardini sono grilli, tarme della farina, camole del miele, kaimani, blatte e bachi da seta; è importante integrare i pasti con del calcio+D3 due volte a settimana.
Dimorfismo sessuale:
Nei maschi fin da un mese dopo la nascita sarà possibile osservare una specie di "V" rovesciata nei pressi della zona cloacale, quando un leopardino raggiunge i 20g di peso i caratteri sessuali sono formati e si possono notare due sacche contenenti gli emipeni nei maschi e una zona piatta nelle femmine.
È possibile distinguere un maschio da una femmina anche dalla misura del cranio che per i maschi è di circa 3cm mentre per le femmine si ferma ai 2,5 cm. Inoltre il corpo di un maschio sarà più lungo con 13 cm di lunghezza coda esclusa contro gli 11cm delle femmine. |
Riproduzione:
Il geco leopardino è riproducibile quando la femmina supera i 55g di peso e i 12 mesi d’età e il maschio supera i 50g di peso e i 10 mesi d’età.
Si consiglia di introdurre la femmina nel terrario del maschio in modo che l’odore del maschio, presente nell’ambiente, possa indurla a desistere più facilmente. |
La stagione riproduttiva va da marzo a settembre ma può variare da femmina a femmina.
Per capire se una femmina è gravida basterà sollevarla delicatamente e osservare il ventre che dalla seconda settimana dopo l’ovulazione e l’accoppiamento inizierà a mostrare delle masse globose biancastre. Dopo circa 4 settimane dall’accoppiamento la femmina cercherà un luogo dove deporre, di solito si usa la tana umida come camera di deposizione ma subito dopo le uova dovranno essere tolte e incubate. |
Le uova sono grandi circa 2,5 cm di lunghezza e 1,5 cm di larghezza; appena deposte devono essere spostate in una incubatrice dove le condizioni di temperatura e umidità saranno stabili e controllate.
Per incubare si utilizzano delle scatolette di plastica, forate o non, dove, su un apposito substrato di perlite o vermiculite misto ad acqua in proporzione 1:1, verranno adagiate le uova. La temperatura di incubazione influisce sia sul sesso del nascituro che sulla durata dell’incubazione, infatti incubando a 31°C si avranno quasi esclusivamente maschi con una durata di incubazione circa pari a 35-40 giorni mentre incubando a 27°C si avranno quasi esclusivamente femmine con una durata di incubazione di circa 60-70 giorni. |
Scheda e foto a cura di Gabriele Marcone